LIVORNO: LA CRISI DEL TERZIARIO SPECCHIO DI UNA PROVINCIA ALLO SBANDO

Le piccole attività commerciali, in profonda crisi a causa della stagnazione dell’economia, rischiano la chiusura definitiva con il caro bollette in arrivo in questi giorni.Oggi Futuro Civico vuole evidenziare quindi il dramma che stanno vivendo queste piccole attività commerciali di vicinato, in particolar modo quelle della provincia di Livorno.La crisi del settore terziario, che interessa in modo generalizzato tutta l’Italia, trova la sua prima ragione in quel processo di globalizzazione mondiale che inevitabilmente, come era stato previsto dai ricercatori, sta portando la bilancia economica a pesare sempre più dalla parte delle multinazionali piuttosto che da quella occupata dalle imprese locali. Una strage progressiva di saracinesche abbassate, quella che sta colpendo a tappeto un po’ tutta la provincia di Livorno, a partire dal capoluogo fino al più piccolo dei comuni, dovuta anche ad anni di politiche economiche non fattive, basate su promesse future e ammortizzatori, piuttosto che su piani concreti di sviluppo, che hanno portato negli anni a un progressivo impoverimento economico del settore primario, del quale poi ha risentito a catena l’indotto, ormai cancellato, e le tante piccole attività che su di esso vivevano.Il mancato sviluppo portuale, con l’incompiuta realizzazione della Darsena Europa, lo stop decennale alle infrastrutture viarie e ferroviarie a partire dal “Lotto 0” sul Romito e la SS398 a Piombino, e il potenziamento della Tirrenica ferroviaria, ferma alla metà del 1800, sono solo alcune delle promesse mai realizzate da chi amministra dal dopoguerra.A questo si somma un susseguirsi di imprenditori “fantasmi” sui territori che ad oggi non sono andati mai oltre le promesse di investimento attese da decenni, mai realizzate. È l’ora di dire basta a questo modo di operare. La politica o si assume definitivamente la responsabilità del proprio ruolo, oppure è l’ora che lasci spazio ed autonomia di azione ai singoli territori provinciali, affinché chi conosce le varie realtà possa avviare un piano di salvataggio che rilanci finalmente un’economia che altrimenti rischia il collasso definitivo.

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FUTURO CIVICO: L’OSPEDALE DI PIOMBINO NON È UN PRIVILEGIO MA UNA NECESSITÀ

È l’ora di dire basta con una politica che tratta la sanità, non come una necessità per il cittadino, bensì come un privilegio al quale il cittadino deve abituarsi progressivamente a rinunciare.È grazie a questa visione distorta del ruolo di un presidio ospedaliero su un territorio che assistiamo ormai a casi ormai diffusi come quello di Piombino, dove l’ospedale di Villamarina si sta progressivamente indebolendo andando incontro ad una forzata chiusura dei suo reparti e dei suoi servizi. Un nosocomio che si trova a 50 chilometri da Cecina e più di cento da quello di Cisanello. Dopo la denuncia della gravissima situazione in cui si trovano i pazienti dializzati, problemi anche alle prenotazioni al CUP che per le visite non urgenti ormai si trovano di fronte a date con tempi imbarazzanti di prenotazioni che li costringono a trovare strade diverse per arrivare a diagnosi veloci.Sulla stampa, nell’agosto del 2020, su pressione del Comitato per Villamarina l’ASL assicurava che molti finanziamenti erano già a disposizione per il rilancio di quell’ospedale, con una ristrutturazione del Pronto Soccorso, promessa da non ricordiamo più quanti anni, l’attivazione del servizio psichiatrico di diagnosi, un adeguamento del blocco parto e il potenziamento dell’offerta chirurgica in particolare di quello urologica di quella ginecologica e di quella ortopedica. Addirittura si annunciava per Villamarina un centro per la procreazione medicalmente assistita, ambulatori per l’infertilità maschile nonché la riapertura del punto nascita tutto questo con un finanziamento previsto di 9 milioni per interventi strutturali e tecnologici e 4 milioni annui per il personale medico e infermieristico e OSS. A nulla sono servite le manifestazioni di protesta a Firenze del suddetto comitato, come a niente sono servite le richieste del Sindaco di Piombino nei confronti dell’assessore regionale Bezzini.L’Ospedale di Villamarina serve 60 mila abitanti, e non può trasformarsi in un debole pronto soccorso. La “transumanza” dei malati dalla Val di Cornia verso gli ospedali di Livorno, Pisa e Viareggio è una vergogna che non può più essere accettata. Tempi e costi di un servizio pubblico spalmati su cittadini sempre più in difficoltà, sono una vergogna tutta Toscana che vede l’area Fiorentina e Pisana con poli di eccellenza mentre nella periferia strutture inefficienti e scarsamente attrattive per l’utenza che sempre più spesso si deve rivolgere al privato.E’ l’ora di farla finita. Che la regione Toscana e la politica tutta si assumano definitivamente la responsabilità di queste situazioni vergognose che colpiscono sempre più spesso principalmente le persone anziane e più bisognose e inizino finalmente ad agire concretamente.

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